La domenica in casa mia è sempre stata la giornata dedicata alla pizza. Ho dei ricordi bellissimi di quando mia nonna la preparava, anche se in modo un po’ diverso dalla ricetta della vera pizza margherita. Ricordo che nell’impasto aggiungeva il latte e talvolta anche un uovo, ammetto che quest’ultimo ingrediente me l’ero completamente dimenticato, ma ci credo avendomelo raccontato mia madre che l’ha imparata proprio da lei. Era molto più simile ad una focaccia, alta anche alcuni cm, ma così buona che non ne avanzava mai, e preparava anche la versione bianca con le olive sopra.
La pizza preparata da mia madre è completamente diversa, da precisare non inizialmente perché veniva anche a lei piuttosto alta, ma col tempo è diventata più simile all’originale margherita, tranne per la cottura fatta col forno tradizionale e non a legna e per l’assenza del latte e dell’uovo.
Sono matta per la sua pizza tanto che quelle vendute nelle pizzerie non sono mai riuscite a piacermi un granché e raramente le ho mangiate, giusto in quei casi di uscita tra amici o colleghi di lavoro!.....la sua è un’altra storia……
Ho voluto anch’io imparare a prepararla come per una sorta di tradizione che si tramanda da generazione in generazione. Devo ammetterlo, la pizza, è una delle mie più grandi soddisfazioni ed è così indescrivibile il profumo che si diffonde in quasi tutta casa, che spesso resta fino a sera.
Per quanto riguarda la storia si narra che nell’estate del 1889 re Umberto I e la regina Margherita trascorsero le vacanze a Napoli, più precisamente nella reggia di Capodimonte, come voleva una certa regola della monarchia, per fare atto di presenza nell'antico regno delle due Sicilie.
Avendone sentito spesso parlare da qualche scrittore o artista ammesso a corte e, non avendola mai assaggiata prima, la regina si incuriosì molto, ma non potendosi recare in pizzeria, venne chiamato a palazzo il più rinomato pizzaiuolo del tempo, Raffaele Esposito, titolare della celebre pizzeria Pietro il Pizzaiuolo, che si trovava alla salita Sant'Anna, a pochi passi da via Chiaia.
Don Raffaele utilizzando i forni delle cucine reali, ed assistito dalla moglie donna Rosa, riuscì a servire tre tipi diversi di pizze: una con una specie di strutto chiamato sugna, formaggio e basilico; una con aglio, olio e pomodoro; l’ultima con mozzarella, pomodoro e basilico. Fu proprio quest’ultima ad entusiasmare la regina Margherita.
Don Raffaele, con sottile opportunismo, colse al volo l'occasione e chiamò questa pizza alla Margherita. Il giorno dopo la mise in lista al suo locale riuscendo in tal modo ad ottenere un gran numero di richieste, così tante da far diffondere la pizza alla Margherita ovunque arrivando ai giorni nostri immutata nei suoi ingredienti e nella sua bontà.
Le dosi indicate sono sufficienti per quattro/cinque teglie:
-1 kg di farina 00 circa
-2 tazze di acqua tiepida
-1 cubetto di lievito da 25 gr
-Olio extra vergine d’oliva (la quantità precisa non saprei dirla, spero si possa capire dalla foto)
-Sale (anche in questo caso i grammi precisi non saprei indicarli, di solito mi regolo ad occhio, non meno di un pugnetto)
-Pomodoro a pezzetti
-Mozzarella di bufala (trovandola troppo forte a me piace usare il fior di latte)
-Origano
Far sciogliere il cubetto di lievito sbriciolato con dell’acqua tiepida in una tazza insieme ad un pugnetto di zucchero.
Usando una spianatoia fare una fontana con la farina e, una piccola “piccola casetta per il sale”, questo modo di dire l’ho sentito da Anna Moroni anni fa alla prova del cuoco, mettendoci appunto il sale.
Aggiungere al centro l’olio e le due tazze di acqua tiepida, compresa quella nella quale si è sciolto il lievito, impastando il tutto.
Dopo aver impastato per bene facendo incorporare l’aria e praticando un’incisione a croce, mettere il panetto a lievitare in un posto caldo e privo di correnti d’aria (io chiudo tutte le finestre).
Dopo circa due ore, d’estate anche meno, o comunque quando è raddoppiato il volume, dividere il panetto a seconda della grandezza della teglia da usare, stendere l’impasto usando il matterello e metterlo nella teglia oliata.
Cospargere così la pizza con il pomodoro unito a un po’ di sale, la mozzarella e tanto origano. Se si vuole una pizza un pò più alta e morbida, prima di aggiungere la mozzarella si può far lievitare un'altra mezz'ora in un posto caldo.
Cuocere in forno a temperatura già raggiunta d 220° per 15 minuti.
Buona pizza a tutti……
La pizza preparata da mia madre è completamente diversa, da precisare non inizialmente perché veniva anche a lei piuttosto alta, ma col tempo è diventata più simile all’originale margherita, tranne per la cottura fatta col forno tradizionale e non a legna e per l’assenza del latte e dell’uovo.
Sono matta per la sua pizza tanto che quelle vendute nelle pizzerie non sono mai riuscite a piacermi un granché e raramente le ho mangiate, giusto in quei casi di uscita tra amici o colleghi di lavoro!.....la sua è un’altra storia……
Ho voluto anch’io imparare a prepararla come per una sorta di tradizione che si tramanda da generazione in generazione. Devo ammetterlo, la pizza, è una delle mie più grandi soddisfazioni ed è così indescrivibile il profumo che si diffonde in quasi tutta casa, che spesso resta fino a sera.
Per quanto riguarda la storia si narra che nell’estate del 1889 re Umberto I e la regina Margherita trascorsero le vacanze a Napoli, più precisamente nella reggia di Capodimonte, come voleva una certa regola della monarchia, per fare atto di presenza nell'antico regno delle due Sicilie.
Avendone sentito spesso parlare da qualche scrittore o artista ammesso a corte e, non avendola mai assaggiata prima, la regina si incuriosì molto, ma non potendosi recare in pizzeria, venne chiamato a palazzo il più rinomato pizzaiuolo del tempo, Raffaele Esposito, titolare della celebre pizzeria Pietro il Pizzaiuolo, che si trovava alla salita Sant'Anna, a pochi passi da via Chiaia.
Don Raffaele utilizzando i forni delle cucine reali, ed assistito dalla moglie donna Rosa, riuscì a servire tre tipi diversi di pizze: una con una specie di strutto chiamato sugna, formaggio e basilico; una con aglio, olio e pomodoro; l’ultima con mozzarella, pomodoro e basilico. Fu proprio quest’ultima ad entusiasmare la regina Margherita.
Don Raffaele, con sottile opportunismo, colse al volo l'occasione e chiamò questa pizza alla Margherita. Il giorno dopo la mise in lista al suo locale riuscendo in tal modo ad ottenere un gran numero di richieste, così tante da far diffondere la pizza alla Margherita ovunque arrivando ai giorni nostri immutata nei suoi ingredienti e nella sua bontà.
Le dosi indicate sono sufficienti per quattro/cinque teglie:
-1 kg di farina 00 circa
-2 tazze di acqua tiepida
-1 cubetto di lievito da 25 gr
-Olio extra vergine d’oliva (la quantità precisa non saprei dirla, spero si possa capire dalla foto)
-Sale (anche in questo caso i grammi precisi non saprei indicarli, di solito mi regolo ad occhio, non meno di un pugnetto)
-Pomodoro a pezzetti
-Mozzarella di bufala (trovandola troppo forte a me piace usare il fior di latte)
-Origano
Far sciogliere il cubetto di lievito sbriciolato con dell’acqua tiepida in una tazza insieme ad un pugnetto di zucchero.
Usando una spianatoia fare una fontana con la farina e, una piccola “piccola casetta per il sale”, questo modo di dire l’ho sentito da Anna Moroni anni fa alla prova del cuoco, mettendoci appunto il sale.
Aggiungere al centro l’olio e le due tazze di acqua tiepida, compresa quella nella quale si è sciolto il lievito, impastando il tutto.
Dopo aver impastato per bene facendo incorporare l’aria e praticando un’incisione a croce, mettere il panetto a lievitare in un posto caldo e privo di correnti d’aria (io chiudo tutte le finestre).
Dopo circa due ore, d’estate anche meno, o comunque quando è raddoppiato il volume, dividere il panetto a seconda della grandezza della teglia da usare, stendere l’impasto usando il matterello e metterlo nella teglia oliata.
Cospargere così la pizza con il pomodoro unito a un po’ di sale, la mozzarella e tanto origano. Se si vuole una pizza un pò più alta e morbida, prima di aggiungere la mozzarella si può far lievitare un'altra mezz'ora in un posto caldo.
Cuocere in forno a temperatura già raggiunta d 220° per 15 minuti.
Buona pizza a tutti……
anch'io adoro la pizza fatta in casa, quella di mia madre è buonissima (a me non riesce così, anche se lei va a occhio e io seguo fedelmente anche i grammi)...però anche quella della pizzeria non è male, almeno qui a Roma, a Napoli poi è imbattibile...
RispondiEliminaPiù o meno è simile alla ricetta che seguo anch'io, però per pigrizia non la faccio spesso, peccato...
P.s. io però la mozzarella la metto a metà cottura, sennò mi si cuoce troppo...perchè a te no?
RispondiEliminaGeillis: Forse quelle della pizzeria non mi sono mai piacciute perchè ho sempre mangiato quelle fatte in casa, più simili alle focaccie. Diciamo la verità la pizza è sempre la pizza!!! Come vorrei provarla a Napoli....
RispondiEliminaIo metto la mozzarella dieci minuti prima di infornarla e la taglio a pezzettoni, forse dipende da questo o dalla marca, comunque e un fior di latte.
Mari la pizza napoletano è una vera squisitezza..una volta all'anno vado a Napoli e mi faccio una scorpacciata di pizza..a dire poco sublime....
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